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Storia dell’Ambasciata 

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Palazzo Caffarelli
Palazzo Caffarelli © sconosciuto

L’Impero e il Papato sono stati per più di un millennio le principali forze politiche della storia europea. La loro rivalità per il predominio politico in Europa risale agli albori del Medioevo. Tuttavia, almeno a partire dalla Riforma protestante nel XVI secolo, si infranse l’ideale di unità politica della cristianità. Le numerose guerre di religione favorirono la frammentazione del panorama politico europeo a seguito della Riforma ma ciò non impedì al Papato di rimanere una potenza di primo piano.

Alcuni paesi, come la Francia, conseguirono presto l’unità politica e successivamente stabilirono rappresentanze permanenti presso la Santa Sede. A Roma furono però sempre presenti anche rappresentanti dell’imperatore e di alcuni principi del Sacro Romano Impero. La Baviera mantenne una propria rappresentanza dal 1605 al 1934, ma dalla fine del XVIII secolo fu la legazione della Prussia ad assumere un ruolo sempre più decisivo. La Prussia protestante aveva conquistato a partire dal 1742 con la Slesia e dopo il 1815 con la Renania alcune province cattoliche; occorreva quindi una legazione che negoziasse i necessari compromessi con la Santa Sede su questioni come la nomina dei vescovi e i programmi scolastici e universitari.

I primi legati furono esponenti del protestantesimo culturale prussiano. Era l’epoca di Winckelmann e Goethe, e la Germania intellettuale era affascinata dalla storia dell’arte e dall’archeologia. Wilhelm von Humboldt (anch’egli in servizio come legato prussiano) descrisse le qualifiche necessarie per il servizio diplomatico a Roma come segue: “Sono adatti solo legati che si intendono di marmo. Le relazioni intercorrenti tra i popoli, la cui osservazione e influenza costituisce il compito della diplomazia, sono determinate non solo dalle questioni economiche e dalle aspirazioni di potenza degli Stati, bensì sostanzialmente anche dalla collaborazione culturale, dall’operato degli intellettuali, dalla poesia e dall’arte”.

Tale descrizione ben si confà ai primi legati: Alexander von Uhden, Wilhlem von Humboldt, Barthold Georg Niebuhr e Christian Karl Josias von Bunsen. Su loro iniziativa prese vita l’Istituto Archeologico Germanico che opera oggi in tutto il mondo e il cui primo edificio è ancora visibile sul Campidoglio. All’epoca Niebuhr fondò anche (suscitando grande riprovazione da parte del Pontefice) una comunità evangelico-luterana a Roma che prese le mosse dalla cappella della legazione prussiana e che vanta oggi, nella chiesa di Via Sicilia con i suoi bei mosaici provenienti dai laboratori berlinesi, una vivace vita comunitaria.

Quando nel 1871 il Regno d’Italia annetté Roma come ultima parte restante dello Stato pontificio e il Papa si ritirò in Vaticano, il futuro dei rapporti diplomatici con la Santa Sede, divenuta improvvisamente del tutto irrilevante sul piano politico, fu a lungo incerto. Fatte salve alcune interruzioni, la legazione prussiana presso la Santa Sede rimase comunque in funzione e nel 1920 venne trasformata in un’Ambasciata del Reich tedesco. L’ultimo ambasciatore fu dal 1943 fino a fine guerra Ernst von Weizsäcker.

Nel 1954 furono ristabiliti i rapporti diplomatici tra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede. Tale ripresa era stata preceduta da negoziati tra il cancelliere federale Konrad Adenauer e il presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania, Otto Dibelius, durante i quali fu concordata un’alternanza di confessione religiosa per i futuri ambasciatori (fino ad allora erano stati tutti evangelici). Oggi non ci si attiene più a tale regola.

Questa breve panoramica dimostra come l’Ambasciata presso la Santa Sede sia la rappresentanza tedesca di più lunga tradizione. L’elezione al soglio pontificio del cardinale tedesco Joseph Ratzinger il 19 aprile 2005 ha nuovamente accresciuto l’interesse per la Santa Sede e portato in Vaticano numerosi rappresentanti di alto livello dello Stato e dei Länder. Benedetto XVI si è recato in visita ufficiale in Germania nel settembre 2011.

Quando il 28 febbraio 2013 Papa Ratzinger ha rinunciato al ministero petrino con uno storico passo quasi senza precedenti, i rapporti sono rimasti stretti e improntati alla massima fiducia. La Cancelliera Federale Angela Merkel ha incontrato più volte il suo successore, Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio).  

Le relazioni tra la Germania e la Santa Sede si presentano oggi come variegate e prive di criticità. Le due parti sono unite dal comune riconoscimento di valori fondamentali quali la dignità umana, i diritti umani, la cooperazione internazionale e la salvaguardia del creato mediante il perseguimento di un’economia sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Un’ultima precisazione: oltre alla “Santa Sede” come soggetto di diritto internazionale – un soggetto sui generis – vi è anche lo Stato della Città del Vaticano, che è lo Stato più piccolo al mondo per territorio ma anch’esso soggetto di diritto internazionale a pieno titolo. La Germania e tutti gli altri Stati intrattengono rapporti diplomatici non con il Vaticano, bensì con la Santa Sede, la quale in virtù di accordi interni intrattiene attraverso i suoi organismi, soprattutto la Segreteria di Stato della Curia, i rapporti esteri per lo Stato della Città del Vaticano.

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